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scegliere.

si arriva a un certo punto dove il punto chiave è la scelta
choose
e la letteratura è piena di ste cose. la parte su cui vorrei porre la mia attenzione non è il fatto che prima o poi tutti bisogna scegliere, ma la mancanza degli elementi per scegliere.
si possono raccogliere pro e contro finché si vuole, ma non tutti valgono uguali: ci saranno da entrambe la parti cose ridicole e cose più importanti. un gelato fa ingrasssare ma a me cosa me ne frega? fregherà a mario, che è grasso, ma a me? a me no, infatti me lo mangio. al di là che sia relativo se il gelato fa ingrassare o no, o per lo meno è relativo che sia importante, i pro e contro variano di importanza. il fatto che faccia ingrassare è meno importante del fatto che isa buono, e più importnate del colore del gelato.

se tutti itratti distintivi di una situazione fossero identificabili come quelli di un gelato, la vita sarebbe più semplice.
ma la vita non è semplice, per lo meno non quando bisogna operare una scelta: più la scelta è importante, meno è facile farla, concetto semplice e conosciuto da tutti.

il che ci porta al cuore della questione: non avendo tratti distintivi in mano, la scelta non verte più sulla situazione, ma sulla persona che la opera. che a questo punto deve guardare dentro se stesso (frase cara a questo decennio) e capire cosa vuole veramente (altra stringa rieccheggiante nelle parti più usurate del cervello).

ma la realtà è, penso io, che in casi simili la questione si restringa adomande del tipo: status quo, o ci muoviamo da qui?
e così la situazione, che sembrava un tiro alla fune tra due colonne ben ordinate di eventi, si rivela essere un cono gelato messo sulla sua punta inferiore, su uno spaventoso equilibrio istabile e noi che dobbiamo dare una spintarella, casuale a questo punto da un punto di vista ontologico. e non possiamo non scegliere, perché (come dice e disse e dirà anche victor) la non scelta è una scelta.

2 risposte su “scegliere.”

[…] le cose che fai possono essere viste come ricalchi di cose già fatte da altri o da te stesso in altri momenti. e quindi è una merda, un po’ perché non ti piace non essere un ricalcatore, perdi in singolarità, un po’ perché sai già il finale e magari non era nemmeno bello. così ti ritrovi a non voler più intraprendere nessuna strada per questa coppia di motivi cazzutissimi. no, non sto parlando solo dell’amore, ma di qualsiasi cosa possa essere definita progetto. e invece se fai un piccolo lavoro mentale, convertire la pluralità delle azioni in tante azioni singole, capisci che si sottostiamo alle stesse regole ormai da secoli, millenni o ere a seconda delle regole, ma mai due cose sono accadute nello stesso modo (se è davvero successo è perchè hanno cambiato qualcosa nella struttura della matrice) quindi sono tutte, come si era ormai capito, seghe mentali: buttati, e scriverai una storia tutta nuova. […]