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scegliere (2).

riassunto del precendente?

un giorno, ad agosto, ero lì con lei davanti. e feci il solito gioco della monetina.
non sapeva se andare a padova a fare psicologia o a milano a fare lingue. e si crogiolava in questa indecisione, nel tipico masochismo (eventuale, forse non era vero masochismo ma era potenzialmente masochismo) di chi no nsi accorge che prendere una decisione sbagliata o quasi fa molto meno male dello stare sull’indecisione.

dopo ore, forse giorni, passati a pensare e parlare, cercare di considerare tutti gli aspetti possibili dell’eventuale decisione, dove si studiasse meglio, quali fossero i pro e contro dei posti e degli ambienti, dopo che tutto era stato sviscerato (perché non sempre c’è una fine allo svisceramento), una volta appurato che stavamo andando avanti in maniera sterile, le dissi.
se esce testa, milano, se croce, padova.
si emozionò, forse mi disse anche qualcosa del tipo ma pensa te, oppure non ma dai non è logico, o altre cose del genere. fatto sta che la moneta colpì la mia unghia e viceversa, passò attraverso l’aria colpendo molecole che erano lì pronte da parecchio, che aspettavano quell’euro che le fendesse e fosse rallentato da tutti quegli urti. un in più o uno in meno avrebbe cambiato il modo in cui si posò sulla mia mano aperta, croce, che poi girò per metterla sul mio polso.
testa
milano.

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sogno

ti ho baciata, e baciarti era come dissetarsi, era come essere in mezzo al deserto e bere dopo una settimana a non bere, e quindi ti ho ribaciata. eravamo lì entrambi, sulla spiaggia e uno sull’altra, uno davanti all’altra.
un sogno, come al solito tu eri unica, e quella era la più bella volta in cui le mie labbra incontravano quelle di qualcun altro, la perfezione, i tuoi capelli lisci come mai, la tua gentilezza fuori da qualsiasi canone, il tuo tocco fuori da qualsiasi immaginazione, il tuo corpo esile, imperfetto forse per i canoni di bellezza occidentale, ma perfetto e niente sarebbe andato meglio, avvolta da un luce che non è quella di un fuoco ma quella di un piccolo sole, intorno la gente esterefatta, la gravità teneva il respiro e il sole non calava.
e niente passava, tu non passavi, un bacio sull’angolo della bocca non passava mai. addio.

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anello

o
le cose che fai possono essere viste come ricalchi di cose già fatte da altri o da te stesso in altri momenti. e quindi è una merda, un po’ perché non ti piace non essere un ricalcatore, perdi in singolarità, un po’ perché sai già il finale e magari non era nemmeno bello.
così ti ritrovi a non voler più intraprendere nessuna strada per questa coppia di motivi cazzutissimi.
no, non sto parlando solo dell’amore, ma di qualsiasi cosa possa essere definita progetto.
e invece se fai un piccolo lavoro mentale, convertire la pluralità delle azioni in tante azioni singole, capisci che si sottostiamo alle stesse regole ormai da secoli, millenni o ere a seconda delle regole, ma mai due cose sono accadute nello stesso modo (se è davvero successo è perchè hanno cambiato qualcosa nella struttura della matrice) quindi sono tutte, come si era ormai capito, seghe mentali: buttati, e scriverai una storia tutta nuova.

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marauder

i sogni son desideri..
di felicità,
il sogno non ha pensieri
trallallallallà