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l’arte come intento comunicativo

su deviantart trovo spesso discussioni genriche su cosa sia l’arte. no, trovo discussioni che hanno in comune disquisizioni su cosa sia l’arte. questo, ad esempio è un brutto casodi razzismo in arte e disquisizione su cosa effettivamente l’arte sia.
ma partiamo nal nucleo centrale, ovvero la fine del mio ragionamento, che mischia nozioni di religione musica semiotica e pedagogia etc etc.
l’interpretazione di un fatto non può eludere dall’intenzionalità dello stesso: il fumo di un incendio comunica, ma il fumo di un linguaggio come quello degli indiani è un po’ diverso, c’è una persona che cerca di comunicare qualcosa, questo ci ha insegnato il pofessor zucchi

l’arte io la vedo come intento comunicativo, come quella cosa che muove una creatura intelligente a produrre suoni / trasformare oggetti / etc per comunicare qualcosa: la comunicazione di bello ha anche quello: non è una cosa che capita tra un emittente e un ricevente, c’è anche un canale di trasmissione, e se l’arte è la comunicazione stessa allora non possiamo ridurre l’analisi della parola arte al canale di comunicazione.

e non possiamo nemmeno discriminare qualcosa che viene chiamato arte da altri e non da noi, solo perché non abbiamo mai visto utilizzare o discriminiamo quel canale comunicativo.

in questo modo però, tornando a terra, ci si accorge che sto generalizzando ad arte moltissime cose che abitualmente non lo sono considerate: la ninna nanna della mamma al bambino, i pasticcini che fa il pasticcere, perché è una forma di comuniazione anche quella, il vaffanculo dell’automobilista all’altro automobilista, il sequestro di persona, e altre cose che al momento non mi vengono ma che sicuramente il lettore avrà già intuito e che invito a mettere in un commento a questo post.

si, bè intendo queste cose, anche quelle brutte, anche i tradimenti gli assassini, le bugie (ma questo si sa, dire le bugie è un’arte), l’arte non è buona o cattiva ma è comunicazione.
così, in senso assoluto, l’arte è bella quando l’intento comunicativo riesce, quando quello che l’essere intelligente aveva in testa di comunicare coincide con quello che viene percepito: quando la comunicazione è di qualità l’arte sottesa è di qualità.

i motivi per cui le due cose, il pensiero del mittente e la ricezione del ricevente, penso siano 3. problemi nel mittente, nel canale o nel ricevente. quindi se l’artista, mittente, non è capace a usare con maestria il mezzo di trasmissione il pasticcino sarà cattivo, il sequestro di persona male effettuato, la canzone cantata male. se il mezzo di comunicazione è soggetto a deterioramento, la qualità sonora non sarà adeguata, il quadro brutto eccetera. anche se sul canale di trasmissione influisce moltissimo il talento dell’artista.
infine, il ricevente. che con facilità sarà critico d’arte, perché tutti lo siamo, tutti sappiamo dire se un discorso è ben costruito, se un pasticcino non è buono. sappiamo anche dire quando la musica è buona musica, anche se non conosciamo niente di note e sociologia della stessa. si parla di competenza d’uso e non di competenza analitica, ma sto andando fuori tema.

siamo tutti critici d’arte, pronti a stroncare e a dire che questo o quello non è arte ma una cagata. oppure, si spera, nell’umiltà del critico sappiamo dire che non ci piace ma è arte lo stesso.

a me non piacciono gli atari teenage riot, per niente, ma riconosco che fanno esattamente quello che vogliono fare. comperate un cd e ditemi se non è vero. un principiane che prende in mano una chitarra e fa un la maggiore in malo modo, non sta facendo esattamente quello che vuole. lui vorrebbe un suono più bello, più pulito, ma gli escono un paio di note. quella è arte di bassa qualità. da non confondere con il valore pedagogico che l’atto di fare un la maggiore male abbia, che è un valore altissimo (sbagliando si impara).

la merda d’artista, di Manzoni (non Alessandro, ma Piero), è arte secondo questa mia visione delle cose: voleva esprimere che qualsiasi cosa l’artista voglia, è arte. è addirittura metaarte, perché parla di sè, delle regole che guidano l’arte stessa.

augh, per stasera ho parlato anche troppo.

2 risposte su “l’arte come intento comunicativo”

[…] su deviantart trovo spesso discussioni genriche su cosa sia l’arte. no, trovo discussioni che hanno in comune disquisizioni su cosa sia l’arte. questo, ad esempio è un brutto casodi razzismo in arte e disquisizione su cosa effettivamente l’arte sia. ma partiamo nal nucleo centrale, ovvero la fine del mio ragionamento, che mischia nozioni di religione musica semiotica e pedagogia etc etc. l’interpretazione di un fatto non può eludere dall’intenzionalità dello stesso: il fumo di un incendio comunica, ma il fumo di un linguaggio come quello degli indiani è un po’ diverso, c’è una persona che cerca di comunicare qualcosa, questo ci ha insegnato il pofessor zucchi l’arte io la vedo come intento comunicativo, come quella cosa che muove una creatura intelligente a produrre suoni / trasformare oggetti / etc per comunicare qualcosa: la comunicazione di bello ha anche quello: non è una cosa che capita tra un emittente e un ricevente, c’è anche un canale di trasmissione, e se l’arte è la comunicazione stessa allora non possiamo ridurre l’analisi della parola arte al canale di comunicazione. e non possiamo nemmeno discriminare qualcosa che viene chiamato arte da altri e non da noi, solo perché non abbiamo mai visto utilizzare o discriminiamo quel canale comunicativo. in questo modo però, tornando a terra, ci si accorge che sto generalizzando ad arte moltissime cose che abitualmente non lo sono considerate: la ninna nanna della mamma al bambino, i pasticcini che fa il pasticcere, perché è una forma di comuniazione anche quella, il vaffanculo dell’automobilista all’altro automobilista, il sequestro di persona, e altre cose che al momento non mi vengono ma che sicuramente il lettore avrà già intuito e che invito a mettere in un commento a questo post. si, bè intendo queste cose, anche quelle brutte, anche i tradimenti gli assassini, le bugie (ma questo si sa, dire le bugie è un’arte), l’arte non è buona o cattiva ma è comunicazione. così, in senso assoluto, l’arte è bella quando l’intento comunicativo riesce, quando quello che l’essere intelligente aveva in testa di comunicare coincide con quello che viene percepito: quando la comunicazione è di qualità l’arte sottesa è di qualità. i motivi per cui le due cose, il pensiero del mittente e la ricezione del ricevente, penso siano 3. problemi nel mittente, nel canale o nel ricevente. quindi se l’artista, mittente, non è capace a usare con maestria il mezzo di trasmissione il pasticcino sarà cattivo, il sequestro di persona male effettuato, la canzone cantata male. se il mezzo di comunicazione è soggetto a deterioramento, la qualità sonora non sarà adeguata, il quadro brutto eccetera. anche se sul canale di trasmissione influisce moltissimo il talento dell’artista. infine, il ricevente. che con facilità sarà critico d’arte, perché tutti lo siamo, tutti sappiamo dire se un discorso è ben costruito, se un pasticcino non è buono. sappiamo anche dire quando la musica è buona musica, anche se non conosciamo niente di note e sociologia della stessa. si parla di competenza d’uso e non di competenza analitica, ma sto andando fuori tema. siamo tutti critici d’arte, pronti a stroncare e a dire che questo o quello non è arte ma una cagata. oppure, si spera, nell’umiltà del critico sappiamo dire che non ci piace ma è arte lo stesso. a me non piacciono gli atari teenage riot, per niente, ma riconosco che fanno esattamente quello che vogliono fare. comperate un cd e ditemi se non è vero. un principiane che prende in mano una chitarra e fa un la maggiore in malo modo, non sta facendo esattamente quello che vuole. lui vorrebbe un suono più bello, più pulito, ma gli escono un paio di note. quella è arte di bassa qualità. da non confondere con il valore pedagogico che l’atto di fare un la maggiore male abbia, che è un valore altissimo (sbagliando si impara). la merda d’artista, di Manzoni (non Alessandro, ma Piero), è arte secondo questa mia visione delle cose: voleva esprimere che qualsiasi cosa l’artista voglia, è arte. è addirittura metaarte, perché parla di sè, delle regole che guidano l’arte stessa. augh, per stasera ho parlato anche troppo. […]

Sono d’accordo quando dici che l’arte riesce nel momento in cui l’artista riesce a fare esattamente ciò che LUI vuole fare (esempio del A+)..ma questo non significa necessariamente che il messaggio che lui voleva trasmettere sarà quello recepito..l’arte è “sottoposta” (proprio in quanto arte) alla soggettività di colui che ne viene in contatto, come ben dicevi, il che significa che se qualcuno sarà ispirato dall’opera in maniera diversa da come l’artista l’aveva intesa, egli penso sarebbe comunque contento (con alcune eccezioni). Non è necessario che il messaggio trasmesso sia coincidente con quello ricevuto,soprattutto se l’ intento era semplicemente comunicare, creare un filo con il ricevente, come lo chiami tu. Penso soprattutto alle canzoni… Il cantautore scrive il testo e compone la musica secondo una propria ispirazione ma ciò che arriva varia da persona a persona e nella stragrande maggioranza dei casi è proprio ciò che piace ai cantautori. 🙂