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forgiveness

ha preso la mia testa tra le mani, e mi ha detto ‘il signore ti perdona da tutti i tuoi peccati’.
e sono scoppiato a piangere.

c’era una volta un pesce rosso che abitava in fondo al mar
fa’ o signore che il mare sia profondo
e protegga il mio piccolo cuor
c’era una volta una formica che portava il suo chicco di grano
fa’ o signore che il grano sia leggero
e proteggi il mio piccolo cuor.

proteggi i nostri piccoli cuori.

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moment of being

zoom out

una notte, tanto tempo fa, anzi era il 2003. due ragazzi stavano abbracciati in un matrimoniale. anzi, un ragazzo e una ragazza. una dolce estate, una storia già piena di casini la loro. molti litigi in mezzo, gelosie a non finire. ma si sa, chi non risica non rosica, e loro risicavano, si rosicavano e un po’ rosicchivano qualcosa dalla vita. quella notte, la prima volta di alcune cose, ne azzeccarono una.
chiaramente non dormirono tutta la notte come spesso capita quando i ragazzi possono dormire assieme.

tra l’emozione, tra le cose da fare, e anche il non essere abituati a dormire con qualcuno di fianco, non ce l’avrebbero fatta.
ma, dicevo, quella notte ne azzeccarono una. o meglio lui le raccontò una storia e lei si commosse nell’ascoltarla, rendendo a lui la felicità del raccontarla e la consapevolezza di aver reso felice qualcuno – il meccanismo di feedback dell’universo, quindi, funzionava – e quindi adempiendo al compito degli esseri umani: inventare storie.

le raccontò una storia di due ragazzi in un letto che si abbracciavano, e si raccontavano una storia. poi la trama si allontanava da questo fatto. si alzava dal letto in cui erano, vedendoli dal soffitto, e poi usciva dalla casa, vedeva la grande casa in cui loro erano piccoli, la vedeva dall’alto, ne vedeva il tetto dalla forma regolare, il grande giardino da cui era circondata. chi la ascoltava questa storia subito notava il forte contrasto tra i ragazzi, che prima erano tutta la storia, e la loro piccolezza in confronto a quella grande casa, il salto era notevole, e già spaventava. specie per il meccanismo di identificazione insito dalla nascita in tutti. faceva capire la piccolezza.

incredibilmente si poteva fare di più. vedere l’intera città e la casa con dentro i ragazzi. la cosa faceva chiaramente più paura, anche se non era proprio paura, era più quel sentimento di grande vuotezza, o pienezza, che riempie ciascun cuore quando sembra che voglia scoppiare dalle sensazioni che rimbalzano dentro, come uno yin-yang (non me ne vogliano gli orientalisti).

se non si erano persi di vista i ragazzi all’interno della città, li si sarebbe persi di vista adesso che si cambiava città e si andava a trovare le persone che ad essi volevano bene.

come un pacifico Dio, la storia si spostava in altre città a trovare i genitori dei ragazzi, in quattro luoghi diversi, e non in due. la storia proteggeva i sogni dei piccoli genitori, nelle loro camere nei loro letti con la piccola testa sul loro piccolo cuscino custodivano le proprie coscienze come pietre preziose e uniche all’interno del loro corpo. ognuno di essi aveva cose da dire ai ragazzi, e c’era chi riusciva di più o di meno. la notte, cornice della storia, era limpida come quella che effettivamente regnava fuori dalla casa in cuila storia stessa era raccontata.

lei si stringeva forte a lui, con la testa appoggiata sul petto, come se la velocità a cui si volava fosse eccessiva. in realtà erano sempre nello stesso letto, ma in effetti ci sono velocità che non si possono misurare in numeri. e lei andava proprio a quella velocità, a trovare uomini e donne che non la potevano sentire in quel momento. sarà stato il vento che le entrava tra le palpebre che la faceva lacrimare così, a quella quota e di notte.

non è da tutti volare senza avere ali, e qualche piccolo inconveniente come le lacrime c’è da aspettarselo.

volarono per quel che restava della notte, e poi finalmente si misero a sognare.

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otto anni

e corre disperato disperato come un cane ma oggi c’è da mangiare pure per chi ha fame.
il tempo, il tempo che passa. panta rei porco val, erano passati 8 anni e tutto era sconvolto logicamente, in otto anni quante cose succedono. sembrano tante o poche, sembrano altre le persone. decontestualizzate, la faccia diventa diversa, una variante sul tema. come quando prendi una melodia e ne cambi alcune note per imitazione o per moto contrario. allucinante e bello comunque. grazie insomma.