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Pleonasma su Depeche mode e famosismo

Chattando con Mina, non la cantante ma tal Romina, mi sovviene all’evidenza il fatto che:

il cantante dei Depeche Mode canta di merda.

Sono sicuro che in questo istante:

  • Il 40% dei lettori sta pensando che in effetti è vero
  • Il 40% dei lettori sta pensando che in effetti sono un pirla e che capisco di musica solo quando la chitarra fa blin blin
  • Il 40% dei lettori sta pensando che in effetti non sta pensando a nessuna opinione particolare
  • Il restante 40% dei lettori ha smesso di leggere

Bene, parlando al 120% dei lettori che stanno leggendo.. il cantante dei Depeche non sa cantare, è ovvio. È intonato, si, almeno dal poco che ho sentito, ma il saper cantare è un misto di talenti tipo bel timbro, bella espressività, bella intonazione, e volendo presenza scenica. E altre cose che mi sono dimenticato, probabilmente: fatto sta che un dottore non è un bravo dottore se sa misurarmi la pressione e basta, così il cantante dei Depeche Mode non sa cantare.

Non è una critica ai Depeche Mode, e a pensarci bene non è nemmeno una critica ma una mera constatazione, con cui mi rivolgo a tutte le persone chenel corso della mia finora piacevole esistenza mi hanno aggredito in maniera bonaria sventolando il loro buon Vasco, cantante dei Depeche Mode, Brian Molko (Placebo), Battisti, come bravi cantanti.

Il peso stilistico e storico in alcuni casi è innegabile, ma quando mi dicono che è troppo bravo rispondo no (forse dovrei rispondere altro, tipo: si) e mi impegolo in una minilitigata che comunque fortunatamente di solito si risolve in un qualcosa di divertente.

Comunque, per essere equo, per me il cantante dei Depeche Mode canta di merda.

Kudos 🙂

8 risposte su “Pleonasma su Depeche mode e famosismo”

è tutto opinabile, come sempre quando si tenta di oggettivare aspetti relativi all’arte. In questo caso preciserei due punti:
1) il modo di cantare dei Depeche è tipico della maggior parte dei gruppi del genere cosiddetto “new wave” (talvolta anche “post-punk”, nato a fine anni ’70 ed emblematico della decade successiva) il quale diventa quindi uno degli aspetti identificativi del genere suddetto; questo modo di cantare può essere stato quindi sviluppato e affinato volontariamente dai cantanti per poter seguire la moda o, viceversa, può essere un caso che sia stato utilizzato dai primi esponenti del genere. Come tutti gli aspetti identificativi di un genere musicale, esecutivi e non, ha una precisa funzione all’interno dell’evento musicale (prendete anche ad esempio i cantanti hard rock o power metal: cantano tutti in modo analogo): siccome nn ho voglia di sbrodolare oltre sulla questione, andate a vedere recensioni e articoli su dischi e gruppi dell’epoca “dark”, “new wave” e compagnia bella.
2) questo discorso mi ricorda quelli che più frequentemente si fanno intorno agli strumentisti e tipico bersagli sono gli ipervirtuosi (vedasi Petrucci, Portnoy & friends) ai quali viene sovente contestata una mancanza di espressività a fronte di una straordinaria tecnica strumentale. Il discorso qui è identico: è logico che Pavarotti avesse più tecnica di Molko, Battisti ecc., ma è altrettanto vero che Battisti non si sarebbe mai distinto dal bel canto all’italiana, per allinearsi invece ai cantautori angloamericani del primo rock, se avesse avuto un timbro alla Claudio Villa.
In definitiva, non esiste una vera e propria linea di condotta da seguire per far bene musica (e l’arte tutta), poichè spesso proprio il discostarsi sistematicamente da quel binario porta alla creazione di uno nuovo con una sua estetica.
In altre parole, i gusti sono gusti, ma si fa prima a dire a me piace o non piace: io ritengo che la bravura sia la capacità di ottenere sempre il risultato che si vuole raggiungere, quindi nel caso dei Depeche Mode direi che l’obiettivo di ottenere una sonorità decadente, malinconica, volutamente al limite dell’intonazione e molto espressiva è stato pienamente raggiunto.
Ho detto.