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Il professionista

Dopo qualche annetto a lavorare non mi permetto di dire che sono un professionista, ma credo di avere trovato un gruppo di regole che possono restringere il campo e alzare una barriera per separare i comportamenti professionali da quelli che non lo sono.

Per avere un impatto migliore a livello di ufficio stampa, cercherò di tenere il numero di regole a 10.

  1. Il professionista conosce le sue capacità
    Sa cosa può fare e sa quanto ci mette a farlo, sa che materiali e strumenti servono e sa dove può arrivare con ciò che ha – vedi punto 7.
  2. Il professionista promette degli obiettivi
    Conoscendo cosa sa fare, il professionista pone degli obiettivi chiari e i requisiti per raggiungerli. Spesso li scrive nero su bianco.
  3. Il professionista mantiene obiettivi in tempi stabiliti
    Gli obiettivi hanno scadenze precise, da rispettare e da verificare
  4. Il professionista valorizza gli obiettivi
    Sa quanto costa in termini monetari o etici un lavoro, capisce che la manodopera ha un valore preciso, che le ore di lavoro sono quantificabili e che talvolta un’idea vale più delle ore di lavoro che sono state necessarie per arrivarci.
  5. Il professionista capisce cosa vuole esattamente il cliente e sa spiegarlo in modo comprensibile
    A volte il cliente ha un disagio, un problema non identificato con precisione. Il professionista identifica con precisione la soluzione al problema. Sa anche riconoscere ragionamenti viziati da visioni parziali della situazione o da incompetenze  sul campo; dopodiché sa spiegarle con chiarezza al cliente quali sono gli estremi del problema e della soluzione: questa capacità da sola vale più della soluzione al problema stesso – vedi punto 7.
  6. Il professionista parla in positivo quando è possibile
    La mente gestisce male le negazioni e la negatività. Se si tratta di spiegare una soluzione o di gestire un conflitto con un cliente, il professionista va verso la soluzione del conflitto nel più breve tempo possibile e con il minor numero di parole e concetti implicati, proponendo accordi ed evitando di menzionare il passato, specie se conflittuale.
    Il professionista parla in positivo dei colleghi, salvo per negligenze gravi.
  7. Il professionista sa a chi rivolgersi
    Nessuno sa fare tutto, il professionista sa a chi rivolgersi per fare ciò che lui non è in grado di fare da solo a livello di tempo e capacità. Si crea un network di persone e servizi che possono aiutarlo a gestire il lavoro pianificato o in emergenza.
  8. Il professionista esegue il suo lavoro a testa bassa
    Il professionista parla solo quando ha raggiunto un obiettivo almeno parziale del progetto completo. A fronte di inconvenienti, cerca comunque un punto fermo in cui un capitolo relativo al progetto sia stato completato, in modo da dare una posizione pulita e usabile per ragionare sul prossimo passo.
  9. Il professionista sa gestire una crisi
    Nessuno è perfetto (vedi 7) – le crisi capitano. Non è possibile promettere di risolvere qualsiasi crisi, ma l’orientamento del professionista deve essere operativo e non di panico o aggressività. Una crisi è un nuovo problema che chiede una nuova soluzione.
  10. Quando il professionista sbaglia, paga
    Nessuno è perfetto (parte 2 ahimè) – nonostante le proprie capacità non ci sono certezze totali di soluzione. In quel momento l’errore va riconosciuto, piccolo o grande che sia, e va ripagato lavorativamente, economicamente o eticamente a seconda di cosa richieda la situazione.
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Occidentali’s Karma è cacca

Tutti ne parlano, lo devo guardare e ascoltare.

Metto su il youtube, parte.

Brutta. Inizia a cantare.

Bruttissima, Repetto si rivolterebbe nel teatro in cui lavora.

Il baffetto, l’italianità, la voce da Masini. Tutto brutto, stucchevole. Ma più che mai al ritornello comprendo il mio disagio a un livello più profondo: sta dicendo cose che penso da una vita, cose che reputavo profonde, ma messe in un video del genere diventa come vedere su pornhub la tipetta di cui eri innamorato castamente. Non che diventi più brutta, non che ti disinnamori, ma ti intristisci e un po’ ti incazzi, perché dopo i trenta hai imparato ad essere più autoironico e anche le elucubrazioni filosofiche che avevi in testa le hai messe al loro posto, è più importante respirare un po’ di aria fresca e farsi due risate leggere.

Però sto tizio ti disturba proprio. Il baffetto, la risatina, la scimmia nuda si alza – ti dà fastidio che quella frase ti sia addirittura piaciuta.

La ascolti due o tre volte, cerchi di capire veramente se è cacca nel cioccolato o cacca e basta. Poi preferisci andare a farti un giro e due risate, l’unica riflessione che viene mentre fai due passi è che – come diceva Franco – la musica è espressione della società, è sempre stato così e il 2017 non fa eccezioni. Non il contrario.

L’autore, il cantante, chi ci sta dietro, sono quasi obbligati a fare quello che stanno facendo: è il loro lavoro. Facessero qualcosa di diverso non avrebbero vinto niente, invece così ahimè hanno vinto e faranno il cash per i prossimi 6 mesi. Dormi tranquillo dolce Francesco, non ce l’ho con te. È che faccio parte della minoranza e non riesco a digerire quello che hai fatto e forse ti invidio perché ti sei trombato la tipetta che corteggiavo innocentemente prima che potessi farlo io.