Tutti ne parlano, lo devo guardare e ascoltare.
Metto su il youtube, parte.
Brutta. Inizia a cantare.
Bruttissima, Repetto si rivolterebbe nel teatro in cui lavora.
Il baffetto, l’italianità, la voce da Masini. Tutto brutto, stucchevole. Ma più che mai al ritornello comprendo il mio disagio a un livello più profondo: sta dicendo cose che penso da una vita, cose che reputavo profonde, ma messe in un video del genere diventa come vedere su pornhub la tipetta di cui eri innamorato castamente. Non che diventi più brutta, non che ti disinnamori, ma ti intristisci e un po’ ti incazzi, perché dopo i trenta hai imparato ad essere più autoironico e anche le elucubrazioni filosofiche che avevi in testa le hai messe al loro posto, è più importante respirare un po’ di aria fresca e farsi due risate leggere.
Però sto tizio ti disturba proprio. Il baffetto, la risatina, la scimmia nuda si alza – ti dà fastidio che quella frase ti sia addirittura piaciuta.
La ascolti due o tre volte, cerchi di capire veramente se è cacca nel cioccolato o cacca e basta. Poi preferisci andare a farti un giro e due risate, l’unica riflessione che viene mentre fai due passi è che – come diceva Franco – la musica è espressione della società, è sempre stato così e il 2017 non fa eccezioni. Non il contrario.
L’autore, il cantante, chi ci sta dietro, sono quasi obbligati a fare quello che stanno facendo: è il loro lavoro. Facessero qualcosa di diverso non avrebbero vinto niente, invece così ahimè hanno vinto e faranno il cash per i prossimi 6 mesi. Dormi tranquillo dolce Francesco, non ce l’ho con te. È che faccio parte della minoranza e non riesco a digerire quello che hai fatto e forse ti invidio perché ti sei trombato la tipetta che corteggiavo innocentemente prima che potessi farlo io.