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I figli

E improvvisamente realizzai che non volere figli, che è lo scopo primario istintivo della nostra vita, è tipico anzi può essere tipico di chi ha perso traccia del suo istinto e del suo scopo primario, rendersi immortale e donare amore.

Oppure è volere vivere per sè. Il che implica considerazioni sul male e sul bene mica da poco.

La regola che ne esce è semplice: fare qualcosa solo quando ce la si sente. Ascoltarsi.

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Equilibrio

Non esiste il perfetto nel mondo cosiddetto reale, lo sappiamo. F = ma a parte per quei piccoli discostamenti che ci sono in ogni istanza fisica reale.

Ma allora come è possible l’equilibrio?

È un mondo tragicomicamente imperfetto, sfuggevole alle leggi pettinate della matematica filosofica imperante in biblioteca (wow la ho scritta davvero io?)

Nonstante ciò ci sono trottole che si reggono sulla punta, persone che trovano un equilibrio interiore, edifici che si reggono in piedi.

Gli equilibri teorici sono frutto di una forte equivalenza di forze contrapposte, o dall’assenza di queste.

Gli equilibri pratici, veri, la gioia, la morte, l’amore e le uova messe sulla punta più stretta su un piano inclinato, sono il frutto di una complessa e molto disordinata non equivalenza di imperfezioni, che passando dalla porta sul retro arrivano comunque qll’equilibrio, quello vero.

L’equilibrio, quello vero, è figlio di una sporca lotta tra imperfezioni che non si rosolve.

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Amalgama

Mentre li vivi i momenti sono così semplici, una successione omogenea di.. Cose? Una cosa spontanea, fluida e tanto elementare da non essere spiegabile. Una semplicità disastrosa e disarmante.

Poi passano però i momenti, e per il sistema planetario in cui siamo inseriti non funzionano più nello stesso modo: diventano ricordi, anzi diventano un casino per la precisione. Analisi, ricordi, cose, suoni, pezzi scomposti, che mentre vivevi dicevi sciallo, tutto qui.

Un dualismo notevole: oggi una torta, domani una ricetta con note e commenti a piè di pagina che la rendono effettivamente un casino, da pagarci psicologi notai avvocati e da chiedere consiglio agli amici.

Viviamo va’, che è giá tardi.

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Articoli

Capisci che sei in un ristorante costoso quando un piatto che si chiamava ‘milanese con insalata’ diventa ‘La Milanese con Insalata’.

Povero portafogli.

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Il budino gigante

BCN, bacio romantico
In un impeto di passione, Tommi bacia Mauro sul collo trapassandogli il ventre con il braccio

Momento Amarcord: La maestra [non mi ricordo il nome] mi dava il budino.

All’asilo tutti i bambuini mangiavano lo yogurt, cosa molto buona e molto sana, tutti dovrebbero mangiare lo yogurt – che a me faceva cag*re nel senso che non mi piaceva proprio, così la cuoca (forse non era la maestra in effetti) mi portava in gran segreto in cucina e mi metteva seduto su una sediolina di legno, me la ricordo ancora, tipo ikea, non una sdia banale, davanti a un tavolino di legno in coordinato, girato verso il muro, e mi piazzava davanti un budino grosso come il Congo, che in altezza superava di gran lunga un punto che io potessi raggiungere con il cucchiano, e che mangiavo avidamente.

In seguito a una relativamente recente (10 anni fa) conversazione con la cuoca ovviamente il budino si è rivelato essere della grandezza di un bicchiere da davola, ma voglio ricordarmelo così, il mio amato budino gigante.

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Minimal trip

Sovraesposizione mon amour
Sovraesposizione mon amour

Su ispirazione di tommi dopo un viaggetto con lui posso iniziare a compilare una controlista di cose che portai in vacanza,e che furono pure troppe – se c’è anche acqua lungo il cammino e la possibilità di stendere panni ad asciugare (tipo, se non c’è un orso polare che vi sta inseguendo su un’isola) potete viaggiare per un tempo t indefinito alla stessa latitudine l.

Lo zaino, a differenza del caso del mio collega, è uno zaino e non un pacco dell’est ma i risultati sono confrontabili

La lista in questione è:

  • Spazzolino
  • Ck one
  • Gillette – il meglio di un uomo
  • 5 mutande
  • 3 calze
  • 5 magliette
  • 1 jeans
  • 2 pantaloni corti
  • 1 felpa
  • 1 paio di scarpe
  • 1 paio di infradito
  • 2 o 3 ricaricatori di apparecchi elettronici
  • gli apparecchi elettronici, ovvero macchina fotografica e telefono

Potevo non portare:

  • Ck one
  • 2 mutande
  • 2 calze
  • 2 magliette

Ho regalato alla spagna

  • 1 felpa
  • 1 telefono

Quindi a conti fatti, potevo partire con metà delle cose e non ne avrei ristentio, o ne avrei risentito di meno 🙂

Kudos.

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Anche lei

Marina Abad a Girona, Etnival
Marina Abad a Girona, Etnival

Signora di cui non ricordo il nome amica di famiglia: Ah, allora ti sei laureato, bravo, pensavo che fossi più giovane!

Io: Eh no signora, il tempo passa per tutti.. [da non dire se la persona davanti a voi va o ha passato i 60]

S.d.c.n.r.i.n.a.d.f.: Bè allora in bocca al lupo per tutto!

Io: Crepi! E anche lei!

Morale: non dimenticarti le preposizioni nelle frasi, o spera che la persona davanti a voi abbia il senso dell’umorismo.

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Barcelona, le foto

E comunque se volete vedervi le foto del nostro viaggetto cliccatemele pure

barcelooooona

(cliccando sulla foto le vedete poi tutte)

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Piazza Bianca

Trieste 2008

Mentre la abbracciavi rideva, rideva, rideva forte e anche a lungo, da un pianeta così lontano, rimandava alla tua pazzia e al non motivo che ti aveva portato lì. La piazza bianca girava intorno, nessuno si fermava a vedere. Aveva l’aria che stesse succedendo qualcosa mentre ero da un’altra parte, poi me lo avrebbero distrattamente raccontato mentre distrattamente avrei ascoltato.
Invece no, ero il protagonista di una bianca e anonima piazza girevole, mentre lei non impediva alla mia bocca di posarsi sul suo collo in un ironico bacio delle 4.

Lei non mi impediva niente e rideva. Era l’unica cosa che importasse poco più di niente. Più di pianto e sguardi inzuppati di odio a coppiette e gambe belle anzi bellissime. Era l’unica cosa finalmente che potessi amare selvaggiamente, che si lasciava amare selvaggiamente in quel microscopico attimo in quella piazza che girava. L’illusione più bella e vera che potessi pretendere dopo tanto mare senza acqua da bere.