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Cenotes

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Volavo

e voglio tenermela con me, questa sensazione
in un’enorme stanza, volavo lentamente, a movimenti ampi e precisi. Volavo, fino a toccare per terra, la roccia, in una stanza di enormi stalattiti, con poca luce. con quella poca luce vedevo centinaia di colori, potevo immaginare a malapena cosa potesse essere veramente quel posto se avesse visto la luce vera.

Alcuni metri sopra di me, quasi ferma, volavi tu. Alzavo gli occhi, ti guardavo, mi staccavo a pochi centimetri da terra.
Fermi, lontani da qualsiasi altra cosa, guardandoci ma staccati l’uno dall’altra. Tanta acqua a dividerci e separarci. Poche persone, abbastanza lontane da rassicurare che fosse tutto reale senza disturbare.

Soprattutto, quella lentezza. Quella lentezza e quella bellezza a rubare gli occhi, cercando luce nella poca luce che c’era. Cercando buio per poter scappare ancora, rallentando tutto ancora di più. Tutto nella mia mano destra, la sinistra aperta verso di te, a salire all’infinito, infinitamente lento.

Piccola, tu, e la distanza a spegnersi, piano, fino a rubare l’ultima acqua tra noi, in un delirio di lentezza, tra centinaia di colori nel buio riconoscerli i tuoi occhi, i tuoi fianchi.
Non avrei voluto altro che sparire in quel momento, in un tuo sorriso.

Non avrei voluto altro che sparire in quel momento, in un tuo sorriso.

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Le hai viste quelle luci

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Le hai viste quelle luci? Con dentro qualcuno, in ognuna, hanno gli stessi miei pensieri? Hanno paure, vanno a dormire e fanno quelle cose che si chiamano sogni?

Lo pensavo guardando fuori, per poi scoprire che dall’altra parte, ma molto più lontano, qualcun altro lo pensava di me e di tutte le luci che avevo intorno.

E allora un po’ ho pianto, perché è fantastico non essere soli. È l’unica cosa che ci si può aspettare dal Mondo.

Come per esempio adesso lo pioggia cade, fuori ci saranno -2 gradi, ma il rumore se ne è andato, è rimasto qualcosa che non puoi nemmeno chiamare rumore quasi.

Quanto sembra lungo l’inverno quando è gennaio.

E tra poche settimane, si arriva la primavera,
un vento nuovo,
ma vecchio e già sentito tante volte,
lo amerò ancora si.
Dormiamo, che siamo vicini.

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Non lo so se ti vorrei

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vorrei immaginare di averti qui
ma non so se lo vorrei davvero
mi piace l’idea
forse sono troppo stanca per parlare
voglio staccare la spina
però tu sei vicino
forse mi manchi
ok ok scusa vai
sarebbe bello averti qui
però vorrei vederti da lontano
mi piace il pensiero di te
ci sediamo vicini
non parlare
e non tenermi la mano
anzi no prendila
ma non guardarmi
se no incominci a parlare
fissa un punto davanti a te
non sono ancora sicura di volerti qui
ma lo apprezzo
dovrei imparare ad apprezzarti di più forse

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Tutto cade incantevole

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fuori è un giorno fragile
qualche goccia di pioggia riga il vetro ogni tanto, in un posto in cui non sono mai stato, in cui nessuno sa che io sono
vedo un pezzo di valle, nuvole rapide che lasciano presagire azzurro incerto, osteggiato dalla scienza e dal buon senso
rumori lontani, stufa a pellet, pochi uccelli che cantano, tutti comunque vicini alle case, tegole messe ad arte non come quelle di casa mia
e le persone, due o tre se ne vedono, comunque lontane, comunque incerto cosa facciano, se stiano stendendo i panni o muovendosi da un punto all’altro delle loro case – o di case altrui
la neve forse c’è stata, non c’è più comunque, e io sono qui, come tanti altri alberi, che si fanno sfidare per gioco dal vento
il freddo non lo sento
ma sento quella sorta di impazienza, allegra, dell’attesa
che le nuvole passino, che le foglie si stacchino, pur essedo tutti innamorati di queste nuvole, perché sono, appunto, rapide
non annoiano mai e non sono mai troppo scure
non sono fantasia anche se ne scatenano molta
vorrei camminare fuori ma avrei paura di rovinare quello che vedo, di non essere più spettatore ma parte del quadro, di non essere adeguato
quindi rimango qui ancora un po’, la magia non interrompe, le persone rimangono poche, io rimango albero, il vento gioca senza fare male, mi posso dimenticare chi ero e chi sarò

lontano, ma non troppo lontano, corre una strada che si infila in una valle laterale
forse la imboccherò un giorno, forse vedrò quello che vede quel corvo che la sta sorvolando, e i miei piedi percuoteranno la pietra, guarderò prima la terra e poi la strada che si allunga e poi di nuovo la terra come quando si cammina
il mondo si muoverò lentamente intorno a me, le nuvole pioveranno o se ne andranno, un po’ come me
capirò cosa muove gli insetti, cosa decide dove scavano le radici, chi decide chi io debba amare

ma adesso è questo giorno di nuvola, con poco vento e pioggia a tratti, a confondermi tra gli altri alberi sorridendo pensando di essere un umano

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Piccola luce in grande mondo

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Parlare all’oggetto dell’ammirazione non funziona, non funzionerà mai, ma ci voglio provare.

Cosa possono fare, due occhi un naso una bocca. Un sorriso. Non parlo della romanticheria, non parlo nemmeno delle reazioni chimiche. Parlo di cosa può fare fare. Chilometri, soldi tempo, sogni soprattutto, tanti sogni. Il colore, la forma, la curva tra la tua fronte e il tuo naso. Vedere i denti, il viso rilassato in un sorriso rivolto a chi sta davanti (io).
Cosa è quella cosa che proverei? Che cerco di bere surrogata quando vedo le tue foto, le cerco nei vecchi hard disk e me le bevo dimenticandomi dove sono e cosa sto facendo. Cosa è? Bellezza? Riduzione di un qualcosa di grosso a una parola, poveri umani.

Il tuo corpo, a complemento del  viso e di quello che sei, principessa, vaga, sorridente nella mia mente.
Cosa è quello che vedo, comprendi come sarei a vederti ancora dal vero? Comprendi come sarei? Non lo so se tu puoi pensare a qualcuno, più bello di me credo – altrimenti saremmo nello stesso posto ora. Altrimenti non avremmo resistito come invece abbiamo fatto finora. Io, perché so cosa sono per te e non voglio diventare il perenne inseguitore che rischio di essere ogni volta.

Comprendi, ancora uno sforzo è necessario per capire, comprendi cosa vuole dire avere i miei occhi e vederti e immaginarti, questo devi capire, immaginarti, con tutto il sonoro del mondo fuori spento, immaginare quel sorriso in quel momento, incorniciato perfettamente, tutto il resto di un colore sfocato e irrilevante, ancora, improvvisarci in mezzo a un qualsiasi contesto, recuperare quel ricordo solitario e comunque poco rilevante, tuffarsi in quello che è, vedere il tuo sorriso come se mi avessi trovato sotto l’albero di natale, il tuo sorriso solo per me, volontariamente solo per me, e solo in quel momento, per sapere che già vederti è dirti addio un’altra volta, sopra tutte quelle cose ceh si assaporano di giorno, tutte quelle cose, che si chiamano cose. Lì saremmo veramente persone. Nella tua bellezza vivrei come persona, finalmente. Comprendi cosa vogliano dire quegli occhi, quei capelli, quei denti, quel naso, quelle labbra, quel viso, tu il tuo viso il tuo corpo quello che non sei e che sei, capisci cosa vuole dire finalmente vedere, in quella luce, in quel secondo, tu per me e io per te?

..

Se hai capito, spero che tu abbia capito, spero che tu sia nei miei occhi ora, a vedere te stessa. Se hai capito, ora finalmente, pensa cosa sarebbe mettere una mano su quella pelle, su quei capelli, vedere quegli occhi che si chiudono, pensa cosa sarebbe poter dire al mondo che cosa sta succedendo e sapere che il mondo non potrebbe capire, pensa cosa sarebbe quella mano, quel contatto e quegli occhi che si chiudono, pensalo. Sii lì, sii me. Sii l’inadeguatezza che sono, sii quello che mi manca per arrivare a te, il cuore, i km, la bellezza, tutto quello che manca. Cosa sarebbe il tuo occhio che si socchiude, e la tua bocca che si chiude sorridendo di nuovo, e la tua mano sulla mia. Cosa sarebbe perdersi in un buio che ridisegna i visi, una luna che entra dalla finestra, un colore che ci salverebbe, finalmente, entrambi, da tutte le paure dell’altro, dalle paure dell’esterno, non ci sarebbe più altro, non ci sarebbe più esterno, noi saremmo tutto, per quel momento, e poi di nuovo addio. Ma quel momento, quella bellezza, quello che ho sempre voluto, ovunque e sempre, sarebbe lì.

e poi, a perderci, il mondo.

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The space between

Fuco
ape
Fiore
nettare
Zucchero della vita
spargitore di profumi
Cacciatore di sogni
ragnatela
Miliardi di teste
occhi aperti
Cuore in mano
urlo di dolore
Voglia di correre
scollega la mente
Spogliati
calore
Lacrime
cerchio
Protezione
schiena nuda
Leccare
annusare
Ridere
fissare
Gioco
silenzio
Cuore dell’universo
regalami una stella
Basta che sia vicina a te.
speranza
Futuro
Mi è scesa una lacrima
sorriso
No davvero
anche a me
Stretta di mano
.. Davvero?

.

conta solo su te stesso
Guarda l’orizzonte.
non riesco a vedere
Allora chiudi gli occhi
fa male
Vieni più vicino
stringimi
Brividi
tremo
Ti proteggerò
niente dura per sempre
Ora è per sempre
non voglio il presente
Fuori dal tempo
fuori dalla realtà
Insieme
per mano
L’alba
rinasci
Insieme di nuovo
volontà
Guerra
lasciami vincere
Cosa mi darai
l’ultimo pezzo di cuore
La felicità
tienila cara
Lei può scappare
non ti ama
Non è vero
ma scappa
Non scapperò
ce la farai?
Stai con me
la lontananza
I giorni
non contarli
Vieni via con me
mi chiedi di lasciare tutto
Distesi come se fossimo sospesi
cado
Voliamo
solo con te
Il mondo fuori
restiamo dentro
[Oggi]
Baciami
ora sei mio
Ora sei mia
chi sei?
Quello che ti ha vista piangere
lo dirai al mondo?
Appoggiati al mio petto.
batte forte
Tutto ciò che posso
fa ancora più male
Cosa posso fare
pulirmi dentro
Dammi la tua notte
salvami e saranno tutte tue
Credi in me?

Lo voglio
lo voglio

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Le regole dell’amore

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Se ami lascia libero.
Se ami sii pronto ad abbandonare.
Se ami e vuoi essere felice, sii pronto ad abbandonare.
Ecco.
Sono pieno di massime sull’amore, capofila “l’amore non è possesso”.
L’amore è anche possesso, e può essere anche odio. Sono le massime sull’amore che non inquadrano veramente il discorso.
Il casino dell’amore, in molte sue forme, è che non ci sono le regole – le regole le ha messe chi ha la testa sulle spalle, ci è stato male tanto e a mia personale opinione vanno seguite, ma lo ho capito solo di recente:
Le regole dell’amore non spiegano cosa sia l’amore, ma come viverlo facendosi poco male e tanto bene.

Così, vuoi vivere un amore di possesso? È amore senza dubbio, ma farai male a te e a ciò che ami.
Così come per esempio l’amore per ricatto, l’amore per l’amore e tutte le varianti incontrabili (basta parlare con un chiunque per strada di suo ex partner).
Se ami e vuoi essere felice, sii pronto a perdere ma combatti con tutto ciò che hai. Tutto. Così sarai esausto, ma felice.
Pronto a perdere, ma combatti; ricordarmelo si.
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Sensei

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Ho la schiena appoggiata a un abete, sono alla biblioteca, sono venuto a fare una passeggiata prima di fare la spesa. Ma mi sono fermato subito, c’è della gente, 4 persone, che fanno Tai chi. Mi sono seduto qui a guardarli e in pochi minuti ho capito alcune cose molto importanti.

Quando si usa la parola ‘energia’ in maniera non scientifica, come sai a me si accendono molti campanelli nella testa. Limiti razionali, limiti che mi servono molto e mi hanno dato molte cose buone, e che in questo caso si accendono per parole usate a sproposito.

Pensavo fossero a sproposito, ma mentre lo guardavo e mentre alzo gli occhi a guardarli ora mi trovo a pensare a una parola, a sproposito e non per trasgressione, la parola è

risonanza

La hai usata a volte, e mi si accendevano i campanelli, ora invece la uso io; è un termine scientifico e qui di scientifico nn c’è nulla, eppure si, la ho usata e ho un po’ sorriso. Sono in risonanza con quei 4 e molte cose qui intorno 🙂

Pensavo di essere arrivato a conclusioni sensate negli ambiti spirituali, ma un discorso che mi ha fatto Paola alla cena mi ha scavato e forse ora mi ha perforato: i chakra, diceva e dicevi anice tu, non è che vadano capiti con libroni, dovrei piuttosto iniziare a vivermeli.

Vedevo e credo di vedere ancora l’etica come una questione razionale, ma non è solo così. La spiritualità, quell’energia (parola a sproposito 😉 c’è eccome, e se non la si considera c’è lo stesso – chi la vede così ha tutto di guadagnato.

O la sensazione che stia iniziando un percorso qui, e per ora non so che altro aggiungere, se non che ti mando un bell’abbraccio. Grazie di tutto finora 🙂

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E se avevamo capito tutto?

Un tuono mi ha svegliato, l’aria si fa più fresca e il vento inizia ad agitare gli alberi, si sentono già le gocce.

Che violenza, povera terra, il sesso è una cosa così poco romantica tra gli animali..

O anche tra la terra e il cielo. Apro un occhio, e se poi alla fine abbiamo davvero capito tutto? È ormai anni che agisco con il presupposto che la razza umana non abbia capito niente di niente, che sia tutto un rincorrere un concetto supremo di esistenza attraverso idee, opere di bene e genocidi.

Rincorrere un dirigibile con una bicicletta, senza saper andare in bicicletta (figuriamoci in dirigibile).

Se davvero avessimo capito tutto? I cristiani, per la precisione. Dio è un nonno eterno con la barba bianca, ha mandato suo figlio a salvarci dal peccato e un giorno ci giudicherà tutti, l’universo è una sua creazione e anche gli scienziati cmq ci hanno preso su tutto.

No seriamente, anche voi atei pensateci un attimo, va al di là della religione la cosa: se per un attimo pensiamo di essere davvero i fighi dell’universo, che le nostre menti non siano poi così piccole, che possiamo arrivare a comprendere Tutto e che ci stiamo arrivando?

Non sarebbe sconvolgente sapere che è così? Merda, si che lo sarebbe. Voilà, la realtà è reale ed è quella roba che dicevamo noi fin dall’inizio: atomi, evoluzione, Dio (cristiano) (ma piazzateci pure Shiva è sconvolgente comunque).

E se avevamo ragione noi?

E se avevamo capito tutto?

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Amalgama

Mentre li vivi i momenti sono così semplici, una successione omogenea di.. Cose? Una cosa spontanea, fluida e tanto elementare da non essere spiegabile. Una semplicità disastrosa e disarmante.

Poi passano però i momenti, e per il sistema planetario in cui siamo inseriti non funzionano più nello stesso modo: diventano ricordi, anzi diventano un casino per la precisione. Analisi, ricordi, cose, suoni, pezzi scomposti, che mentre vivevi dicevi sciallo, tutto qui.

Un dualismo notevole: oggi una torta, domani una ricetta con note e commenti a piè di pagina che la rendono effettivamente un casino, da pagarci psicologi notai avvocati e da chiedere consiglio agli amici.

Viviamo va’, che è giá tardi.