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Verità dei lavori concettuali

E forse nache di altri tipi di lavori, ditemi voi se vi ci ritrovate.

“You know, when you have a program that does something really cool, and you wrote it from scratch, and it took a significant part of your life, you grow fond of it. When it’s finished, it feels like some kind of amorphous sculpture that you’ve created.

It has an abstract shape in your head that’s completely independent of its actual purpose. Elegant, simple, beautiful. Then, only a year later, after making dozens of pragmatic alterations to suit the people who use it, not only has your Venus- de-Milo lost both arms, she also has a giraffe’s head sticking out of her chest and a cherubic penis that squirts colored water into a plastic bucket.

The romance has become so painful that each day you struggle with an overwhelming urge to smash the fucking thing to pieces with a hammer.”

Traduco per i meno bilingui:

“Sai, quando hai un programma che fa cose veramente avanti, lo hai progettato da zero, ha coinvolto una certa porzione della tua esistenza, ti è proprio piaciuto. Quando lo hai finito, sembra quasi una scultura amorfa che hai creato.

Ha una forma astratta nella tua mente, che è completamente indipendente dallo scopo che ha. Elegante, semplice, bella. Poi, appena un anno dopo, dopo che sono state fatte dozzine di alterazioni pragmatiche per andare incontro a persone che lo usano, non solo la tua Venere di Milo ha perso entrambe le braccia, ha anche un collo di giraffa che le spunta dal petto e un pene da cherubino che spruzza acqua colorata in un secchio di plastica.

Il romanticismo è diventato così doloroso che ogni giorno lotti contro un devastante bisogno di distruggere quel c*zzo di coso a pezzi con un martello.”

Grazie Napolux

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Minaccia

Fondotoce, 06/dic/08

[..]
Io mi sarei innamorata a sentirti parlare un’ora in più, a vederti un’ora in più, e avrei tenuto il mio amore lì per guardarlo nei momenti di merda – nelle nottate in cui ancora piango, per intenderci.
(Volevo giocare d’anticipo e scriverti tutto questo, sia chiaro, prima che tu scrivessi altro, perché mi illudo e spero a ragione che tu sia una persona che capisce ogni singola parola che io ho scritto fin nella più profonda essenza delle cose, e che capisce che non me ne frega niente se ti rivedo, l’importante è che ti ho visto quella sera, che tu sia un ricordo spaventosamente luminoso, che tu sia un essere umano che ha avuto un contatto vero con me, che io mi sia specchiata e non abbia voluto rubare alla donna che ti ama e che è amata nemmeno una briciola).
[..]

Francesca

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Mia madre se contasse tutti i panni che ha lavato

Fondotoce, 07/set/08

uno da solo si può fare molto può fare la pipì può addormentarsi
può fischiare può svegliarsi
può prendere a sassate dei lampioni
può rompersi i coglioni
a non finire
può anche farsi a pezzi ed impazzire
ma uno con qualcuno che lo ama e che lo stima e che lo guarda con passione
può anche fare la rivoluzione

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Good design

  1. Good design is innovative
  2. Good design makes a product useful
  3. Good design is aesthetic
  4. Good design helps a product to be understood
  5. Good design is unobtrusive
  6. Good design is honest
  7. Good design is durable
  8. Good design is consistent to the last detail
  9. Good design is concerned with the environment
  10. Good design is as little design as possible

Quante sono applicabili alla musica?

(il settegiorno è rimandato di due giorni figlioli)

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Qui nelle tue braccia

Qui tra tue braccia dove il Mondo è assurdamente immobile
con un milione di sogni da esaudire
ed è questione di momenti prima che le danze finiscano
Qui tra le tue braccia quando tutto sembra essere chiaro
(non c’è) nemmeno una cosa, solitaria, di cui potrei aver timore
almeno finché questo momento si avvicina alla fine delle danze

Here in your arms where the world is impossibly still
With a million dreams to fulfill
And a matter of moments until the dancing ends
Here in your arms when everything seems to be clear
Not a solitary thing would I fear
Except when this moment comes near the dancing’s end

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Il dolore, proverbio tuareg

lago ombra
Tra le cose dette alla messa per Eli ce ne sono state di veramente belle, e una la voglio condividere; è un proverbio tuareg:

Se incontri un uomo nel dolore,
guardalo negli occhi e misura il tuo passo con il suo

Misura il tuo passo con il suo, niente parole. Non vado oltre, lascio al lettore un eventuale riflessione che enfatizzi o no il concetto che ci sta dietro.

(e comunque, complimenti a don Angelo)

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L’onestà intellettuale è un ossimoro


Questa frase sarà familiare a chi ha letto il libro – chi non lo ha letto lo può ancora leggere.
Baricco esprime in City, uno dei libri più simpatici tutto sommato, a parte la scena di quello con la schiuma alla bocca, un saggio sull’onestà intellettuale. Anzi, esprime un po’ di cose, tra cui il western e la boxe, veramente veramente gradevoli. E anche quella parte… no dai poi rovino tutto.

Un saggio sull’onestà intellettuale.

È un saggio piuttosto breve, anche se è romanzato, ma è sintentico – ad essere esatti è in 6 punti. Mi permetto di spiegarlo – lui lo spiega con calma mentre lo dice (lo fa spiegare a quello che nel libro lo ha inventato), io provo a scrivere prima tutti e sei i punti e poi a spiegarli.

  1. Gli uomini hanno idee.
  2. Gli uomini esprimono idee.
  3. Gli uomini esprimono idee che non sono loro
  4. Le idee, una volta espresse e dunque sottoposte alla pressione di un pubblico, diventano oggetti artificiali privi di un reale rapporto con la loro origine. Gli uomini le affinano con tale ingegno da renderle micidiali. Col tempo scoprono di poterle usare come armi. Non ci pensano su un attimo. E sparano. (leggi: Le idee: erano apparizioni, adesso sono armi)
  5. Gli uomini usano le idee come armi, e in questo gesto se ne allontanano per sempre.
  6. (titolo di questo post) L’onestà intellettuale è un ossimoro.

Mi ha colpito per la sua monoliticità e per quanto, effettivamente, rispecchi il tutto della comunicazione tra persone, a tutti i livelli.

Il 90% delle volte che vedo litigare o incazzarsi la persona incazzata cerca di difendere un’idea, idea che spesso non arriva direttamente dalla persona (3) e che più di un’idea appartenente alla persona sembra un essere dotato di vita e volontà propria, un batterio (benigno o maligno) che fa uso della persona in cui risiede per poter sopravvivere agli altri batteri.

Non è tutta farina del mio sacco, come è ovvio che sia, è sempre il buon Baricco che spiega e io traggo ispirazione.

Il fato che gli uomini abbiano idee (1) è ovvio, diretto, siamo benedetti e maledetti in questo senso e le abbiamo. Quando le si esprime (2) le si perde già un po’. Anzi, si perde quello spiraglio di luce che aveva generato l’idea, si impasta qualcosa di nuovo e lo si consegna a un interlocutore (anche sè stessi è un intelocutore) – si impasta qualcosa di nuovo perché un’idea finché rimane uno sprazzo di luce non può essere espressa, poverina. Si cala nel reale e si trasforma in un bozzolo di parole.

(4) le idee diventano armi – è ovvio che debba andare così, è come avere una spada, non la usi per cucinare. Il bozzolo di parole, prima inoffensivo e anzi salvifico raggio di luce ha ora una lama affilata – ci cuciniamo o ci combattiamo? Ci combattiamo, lo si vede tutti i giorni in tv e lo si sente spesso nel nostro cuore.

E come è ormai ovvio ancora di più, ci siamo allontanati in questo processo. L’arma di affina sempre di più, è la legge del più forte: l’idea che meglio sa adattarsi all’ambiente in cui è – e quindi, importantissimo da notare, si modificaperde il legame con ciò che era all’inizio (5). È fin sbagliato chiamarle idee.

Quindi, va da sè la (6).

sono stato sintetico nell’esposizione, lascio la trattazione a chi vorrà commentare 🙂

E chiudo con la stessa frase con cui ha chiuso il personaggio di Baricco, una frase che non mi trova del tutto d’accordo, e forse non trova del tutto d’accordo nemmeno l’autore – ma può avere il suo grosso senso. È un post scrittum, più di una conclusione:

Un’altra vita, saremo onesti. Saremo capaci di tacere.

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Davanti agli occhi ancora il sole


E dietro alle spalle un pescatore.

Stavo insegnando chitarra ad Arianna, e durante le lezioni ci si fissa su un pezzo e lo si ripete spesso. Abbiamo avuto l’onore di suonare diverse volte il pescatore, grazie a de Andrè. E più la ricantavo, più Arianna migliorava, e più rimanevo colpito da quella frase

gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
non si guardò neppure intorno
ma verso il vino e spezzò il pane
per chi diceva ho sete, ho fame

un miracolo di connubio tra la foma e la sostanza. Parole perfettamente sposate, lì da decine di anni, per me da sempre. Le canto tutti i natali in famiglia. E invece guarda un po’, ieri mi hanno tagliato le gambe. O siamo pazzi o siamo bravissimi, secondo i punti di vista. Certe volte cogliamo di tutto in cose insignificantemente piccole – lì ho colto una bellezza.. Ho visto questo vecchio che schiudeva le palpebre a questo sole basso, il volto un po’ rugoso, senza guardarsi minimamente intorno, con davanti a sè il pane e il vino. Come se dovesse mangiare e bere lui.

È difficile a volte non guardarsi neppure intorno, oserei dire che può diventare sbagliato.
Non è interessante comunque, la bellezza della scena e di quelllo che segretamente comunica al cuore scavalca il resto.

Grazie al mondo insomma, e grazie a mio nonno che è stato pescatore per tanti anni. Senza di lui niente di quello che vedo sarebbe possibile.

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Viviamo in una scatola

Vivo in una scatola, vivo limitato da me stesso e da quello che mi circonda. Ogni tanto ci sono cose che ricordano la mia limitatezza ma non sono triste il più delle volte, va bene così.. Il mondo c’è e lo si ama per come è.

grigliata marta giaco e lago
per questo volo, per vedere fuori dalla scatola. sono molto felice di vivere in un piccolo bel mondo, in un piccolo e obbediente universo, perché sono limitato, e nel mio limitato essere terreno (diamo il nome del nostro stato alla cosa che ci sta sotto i piedi) mi trovo bene a pensare tra quattro pareti di cartone.
ma quando si vola, quando si vola è un’altra cosa. basta alzarsi un pochino di quota per iniziare a respirare altra aria, essere spaventati e investiti dal fascino di una realtà più grande, per capire che sono davvero quattro pareti di cartone. che qui c’è qualcosa che non va, imbrigliamo la realtà in regole per averne meno paura, ma forse è più bello averne paura e fascinazione, come in una sindrome di Stoccolma gigante.

l’amore solo ci fa volare, sempre solo quello.

Se anche avessi il dono della profezia,
la scienza di tutti i misteri
e tutta la conoscenza,
se avessi tutta la fede
sì da muovere le montagne:
se non ho l’amore, non sono nulla.

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Wear sunscreen.

Wear sunscreen.

If I could offer you only one tip for the future, sunscreen would be it. The long-term benefits of sunscreen have been proved by scientists, whereas the rest of my advice has no basis more reliable than my own meandering experience. I will dispense this advice now;

Enjoy the power and beauty of your youth. Oh, never mind. You will not understand the power and beauty of your youth until they’ve faded. But trust me, in 20 years, you’ll look back at photos of yourself and recall in a way you can’t grasp now how much possibility lay before you and how fabulous you really looked. You are not as fat as you imagine.

Don’t worry about the future. Or worry, but know that worrying is as effective as trying to solve an algebra equation by chewing bubble gum. The real troubles in your life are apt to be things that never crossed your worried mind, the kind that blindside you at 4 p.m. on some idle Tuesday.

Do one thing every day that scares you.

Sing.

Don’t be reckless with other people’s hearts. Don’t put up with people who are reckless with yours.

Floss.

Don’t waste your time on jealousy. Sometimes you’re ahead, sometimes you’re behind. The race is long and, in the end, it’s only with yourself.

Remember compliments you receive. Forget the insults. If you succeed in doing this, tell me how.

Keep your old love letters. Throw away your old bank statements.

Stretch.

Don’t feel guilty if you don’t know what you want to do with your life. The most interesting people I know didn’t know at 22 what they wanted to do with their lives. Some of the most interesting 40-year-olds I know still don’t.

Get plenty of calcium. Be kind to your knees. You’ll miss them when they’re gone.

Maybe you’ll marry, maybe you won’t. Maybe you’ll have children, maybe you won’t. Maybe you’ll divorce at 40, maybe you’ll dance the funky chicken on your 75th wedding anniversary. Whatever you do, don’t congratulate yourself too much, or berate yourself either. Your choices are half chance. So are everybody else’s.

Enjoy your body. Use it every way you can. Don’t be afraid of it or of what other people think of it. It’s the greatest instrument you’ll ever own.

Dance, even if you have nowhere to do it but your living room.

Read the directions, even if you don’t follow them.

Do not read beauty magazines. They will only make you feel ugly.

Get to know your parents. You never know when they’ll be gone for good. Be nice to your siblings. They’re your best link to your past and the people most likely to stick with you in the future.

Understand that friends come and go, but with a precious few you should hold on. Work hard to bridge the gaps in geography and lifestyle, because the older you get, the more you need the people who knew you when you were young.

Live in New York City once, but leave before it makes you hard. Live in Northern California once, but leave before it makes you soft. Travel.

Accept certain inalienable truths: Prices will rise. Politicians will philander. You, too, will get old. And when you do, you’ll fantasize that when you were young, prices were reasonable, politicians were noble and children respected their elders.

Respect your elders.

Don’t expect anyone else to support you. Maybe you have a trust fund. Maybe you’ll have a wealthy spouse. But you never know when either one might run out.

Don’t mess too much with your hair or by the time you’re 40 it will look 85.

Be careful whose advice you buy, but be patient with those who supply it. Advice is a form of nostalgia. Dispensing it is a way of fishing the past from the disposal, wiping it off, painting over the ugly parts and recycling it for more than it’s worth.

But trust me on the sunscreen.

[everybody’s free (to wear SUNSCREEN), Baz Luhrmann]